Capra Girgentana, una razza dalle grandi potenzialità economiche

Inconfondibile per le sue corna attorcigliate, spiralate, che la rendono esteticamente Guida Parco Archeologico Valle dei templiattraente. Ma è zoo-economicamente vantaggioso allevare una capra girgentana?  A questa domanda prova a dare una risposta affermativa il progetto “disolaGirgentana” (www.disolagirgentana.it), finanziato con la misura 124 del Psr, e le cui conclusioni sono state presentate nel corso di un convegno che si è tenuto nell’aula magna del dipartimento di Scienze agrarie e forestali dell’Università di Palermo. Si scopre così che il latte della capra autoctona siciliana è più digeribile, poco allergenico e adatto per produrre alcuni ottimi formaggi caprini, molto apprezzati sul mercato. Ma si conferma la tendenza alla via di estinzione di questa razza, allevata in circa 400 esemplari certificati in Sicilia, contro i 30-40 mila esemplari degli anni Settanta-Ottanta.Guida Parco Archeologico Valle dei templi

«Con questo progetto – spiega Baldassare Portolano, responsabile scientifico dell’iniziativa e docente del dipartimento di Scienze agrarie e forestali – abbiamo cercato di mettere a punto dei programmi di salvaguardia, di controllo della consanguineità per evitare la deriva genetica casuale, ma anche di mantenere i livelli produttivi di 250-300 litri di latte all’anno. Una ricerca rivolta in particolar modo a trasferire le informazioni agli allevatori, perché la sola morfologia della capra girgentana, per quanto esteticamente gradevole, non permette di proteggerla se non si trova anche un valore aggiunto di tipo zoo-economico». Un valore aggiunto che esisteva quando questa razza veniva allevata nelle stalle dei piccoli paesi, in allevamenti specializzati, cioè monorazza, perché il latte veniva venduto porta  a porta. Poi le nuove normative sanitarie vietarono questi usi e la girgentana iniziò a conoscere il proprio declino. «Adesso abbiamo voluto sviluppare anche le produzioni lattiero-casearie della girgentana – prosegue Portolano – legando il prodotto alla razza, creando una tradizione che in Sicilia non esisteva. Ecco il perché del nome “disolaGirgentana”».

per saperne di più vai a: siciliaagricoltura.it

Inconfondibile per le sue corna attorcigliate, spiralate, che la rendono esteticamente Guida Parco Archeologico Valle dei templiattraente. Ma è zoo-economicamente vantaggioso allevare una capra girgentana?  A questa domanda prova a dare una risposta affermativa il progetto

Pasqua In Sicilia: Tradizioni E Riti Religiosi Tra Sacro E Profano

Guida turistica nel Parco archeologico della valle dei Templi La Sicilia è una terra tradizionalmente molto legata alla religione cattolica e alle sue celebrazioni. La Pasqua, tra le festività più importanti del culto cristiano, è molto sentita, e lo dimostrano le tantissime manifestazioni in più provincie e centri abitati. Queste manifestazioni si svolgono quasi sempre dalla domenica delle Palme fino al giorno stesso di Pasqua e sono spesso un misto tra culto religioso e credenze popolari.Guida turistica nel Parco archeologico della valle dei Templi
Qui di seguito ho provato a raccogliere quelle più importanti e significative, capaci attirare sia fedeli che turisti in cerca di folclore..Guida turistica nel Parco archeologico della valle dei Templi

Pasqua in Sicilia: i Misteri di Trapani

Dalle ore 14 del Venerdì Santo fino alle 14 del Sabato  a Trapani va in scena la processione dei Misteri, tra le rappresentazioni religiose più sentite e commoventi di Sicilia. 20 maestranze portano in giro i misteri, ovvero gruppi scultorei costituiti da basi in legno, che rappresentano i momenti della passione e morte di Cristo. Un vero e proprio spettacolo che si svolge nel centro storico della città e che coinvolge l’intera popolazione cittadina.

Pasqua in Sicilia: U’ Signuruzzu a cavaddu a Caccamo (PA)


La Domenica delle Palme, lungo il borgo medioevale di Caccamo, si svolge la processione chiamata U’ Signuruzzu a cavaddu, organizzata dalla Parrocchia di San Giorgio Martire, nonché Chiesa Madre di Caccamo. Si tratta di una rievocazione, probabilmente di origine bizantina, dell’entrata di Cristo a Gerusalemme. Sia Gesù che i 12 apostoli sono rappresentati da bambini.

se vuoi saperne di più vai a: ioamolasicilia.com

La Sicilia è una terra tradizionalmente molto legata alla religione cattolica e alle sue celebrazioni. La Pasqua, tra le festività più importanti del culto cristiano, è molto sentita, e lo dimostrano le tantissime manifestazioni in più provincie e centri abitati. Queste manifestazioni si svolgono quasi sempre dalla domenica delle Palme fino al giorno stesso di Pasqua e sono spesso un misto tra culto religioso e credenze popolari.Guida turistica nel Parco archeologico della valle dei Templi

Sicilia: “il granaio dell’Impero Romano”

Catone il Censore,Parco archeologico Valle dei Templi, Guida turistica il celebre politico e oratore, la definì “il granaio della Repubblica, la nutrice al cui seno il popolo romano si è nutrito”. Effettivamente la Sicilia, conquistata alla fine della prima guerra punica (241 a.C.), fu un centro di vitale importanza per la ricchezza e la prosperità della Repubblica e, in seguito, dell’Impero. «La regione ha avuto un ruolo decisivo nell’espansionismo romano nel Mediterraneo», spiega Arnaldo Marcone, docente di Storia romana all’Università di Roma Tre. «E ha rappresentato un precedente organizzativo per le conquiste successive».Parco archeologico Valle dei Templi, Guida turistica

Divenuta la prima provincia romana, dal 227 l’isola fu affidata a un propretore (coadiuvato da un questore) e, a partire dal regno di Augusto (che la riformò e vi fondò nuove colonie e municipi), a un proconsole proveniente dal Senato. Insomma, una stella di prima grandezza nei dominii romani. E il suo ruolo strategico verrà meno nel V secolo, in piena decadenza dell’Impero romano, quando fu invasa dai Vandali di Genserico, giunti dall’Africa.Parco archeologico Valle dei Templi, Guida turistica

se vuoi saperne di più vai a:www. stravaganzastravaganza.blogspot.it

Catone il Censore, il celebre politico e oratore, la definì “il granaio della Repubblica, la nutrice al cui seno il popolo romano si è nutrito”. Effettivamente la Sicilia, conquistata alla fine della prima guerra punica (241 a.C.), fu un centro di vitale importanza per la ricchezza e la prosperità della Repubblica e, in seguito, dell’Impero. «La regione ha avuto un ruolo decisivo nell’espansionismo romano nel Mediterraneo», spiega Arnaldo Marcone, docente di Storia romana all’Università di Roma Tre. «E ha rappresentato un precedente organizzativo per le conquiste successive».

Divenuta la prima provincia romana, dal 227 l’isola fu affidata a un propretore (coadiuvato da un questore) e, a partire dal regno di Augusto (che la riformò e vi fondò nuove colonie e municipi), a un proconsole proveniente dal Senato. Insomma, una stella di prima grandezza nei dominii romani.

IL CANNOLO SICILIANO: Re dei dessert

Il cannolo siciliano è una delle specialità più conosciute della pasticceria italiana. Come tale è stata ufficialmente riconosciuta e inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani (P.A.T) del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf).Guida turistica Parco archeologico Valle dei templi

In origine venivano preparati in occasione del carnevale; col passare del tempo la preparazione ha perso il suo carattere di occasionalità ed ha conosciuto una notevolissima diffusione sul territorio nazionale, divenendo in breve un rinomato esempio dell’arte pasticcera italiana nel mondo.Guida turistica nel Parco archeologico Valle dei templi

Storia del cannolo siciliano

Il riferimento del nome è legato alle canne di fiume cui veniva arrotolata fino a pochi decenni fa la cialda durante la sua preparazione; quel che è certo è che il dolce fu inventato secondo una ipotesi in tempi remoti per festeggiare il carnevale.La prima descrizione risale al duca Alberto Denti di Pirajno che nel suo libro “Siciliani a tavola” scrive: “Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus”. Secondo Pirajno la definizione è attribuibile a Cicerone (questore di Lilybeo, l’odierna Marsala, fra il 76 e il 75 a.C.). Nel Dizionario di Michele del Bono: Dizionario Siciliano-Italiano-Latino, Palermo 1751 si legge Guida turistica nel Parco archeologico Valle dei templitestualmente: «Cannola: capelli arricciati. ricci. cincinni [per pasta dilicatissima lavorata a foggia di cannello, pieni di bianco mangiare. Tubus farinarius dulcissimo edulio ex lacte fartus]», si nota chiaramente come il lemma in siciliano corrisponde alla definizione in lingua italiana e quindi in lingua latina.

Inoltre Pino Correnti, nel suo Libro d’oro della cucina e dei vini della Sicilia riportando la frase latina sopracitata dal De Bono, suggerirebbe solamente il fatto che la definizione è stata diffusa per secoli in una descrizione del cannolo in lingua latina. Egli sostiene, inoltre, che il cannolo sarebbe stato inventato dalle abili mani delle suore di clausura di un convento nei pressi di Caltanissetta, partendo da un’antica ricetta romana poi elaborata dagli arabi. Secondo una diffusa tradizione esso deve il proprio nome ad uno scherzo carnevalesco che consisteva nel far fuoriuscire dal cannolo la crema di ricotta al posto dell’acqua, cannolo è un termine dilettale che indica una sorta di rubinetto.Il dolce sebbene sia nato a Caltanissetta, deve comunque gran parte della sua notorietà e diffusione planetaria ai pasticceri di Palermo, che hanno contribuito a stabilizzarne la ricetta, così come la conosciamo oggi, unitamente ai pasticceri di Messina, che ne hanno anche inventato la variante con crema scura di ricotta e cioccolato.

Se voui saperne di più vai a: wikipedia.org

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L’albero di Giuda o dell’Amore nella Valle dei Templi

Se vi state chiedendo quale è quell’albero che fiorisce sul tronco… è lui, l’albero di Giuda. L’Albero di Giuda, Valle dei templi Guida turistica nel parco archeologicobotanicamente conosciuto come Cercis siliquastrum, è un albero ornamentale poco conosciuto dagli italiani ma merita un posto di primo piano per la sua precoce e lussureggiante fioritura. L’albero di Giuda è perfetto per chi sta cercando un albero ornamentale da coltivare in giardino: ha un grosso valore estetico soprattutto in piena fioritura e in più non richiede alcuna particolare cura.

L’albero di Giuda presenta una fioritura particolare, non solo per la posizione ma anche per le tempistiche: i fiori spuntano prima delle foglie su tutti i rami fino a ricoprire anche il tronco. Le foglie caduche sono cuoriformi, larghe da 5 a 10 cm e dal colore alterno che va dal verde scuro sulla pagina superiore al verde opaco su quella inferiore. In primavera, le foglie, possono assumere tonalità bronzee mentre in primavera, in base all’esposizione solare, possono assumere un colore che va dal giallo oro all’arancio.Valle dei templi Guida turistica nel parco archeologico

I fiori dell’albero di Giuda sono rosa porpora, raggruppati in insiemi da 4-6 esemplari. La magnifica fioritura avviene in marzo-aprile.

L’albero di Giuda, fiori da mangiareValle dei templi Guida turistica nel parco archeologico
La particolarità della fioritura continua in cucina: i fiori possono essere raccolti e mangiati, sia fritti in pastella sia mescolati freschi a insalate. C’è chi li conserva in salamoia come i capperi per poi usarli in zuppe o piatti alla pizzaiola e c’è chi li conserva sottaceto.

se vuoi saperne di più vai a : ideegreen.it

presenta una fioritura particolare, non solo per la posizione ma anche per le tempistiche: i fiori spuntano prima delle foglie su tutti i rami fino a ricoprire anche il tronco. Le foglie caduche sono cuoriformi, larghe da 5 a 10 cm e dal colore alterno che va dal verde scuro sulla pagina superiore al verde opaco su quella inferiore. In primavera, le foglie, possono assumere tonalità bronzee mentre in primavera, in base all’esposizione solare, possono assumere un colore che va dal giallo oro all’arancio.Valle dei templi Guida turistica nel parco archeologico

Arancia rossa di Sicilia IGP Citrus sinensis

 

Origini e storiaguida turistica nel Parco Valle dei templi di Agrigento

Gli agrumi in Italia ed in particolare in Sicilia sono presenti da quasi 2000 anni, tanto che lo stesso Virgilio nelle Georgiche ne descrisse i caratteri, mentre la massiccia introduzione si realizzò nel X secolo e nel XII secolo d.C. ad opera degli arabi con particolare riferimento all’arancio e al limone. Merito di Cristoforo Colombo e degli spagnoli fu quello di diffondere le diverse specie di agrumi nelle Americhe tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500.

In Sicilia la coltivazione vera e propria degli agrumi inizia dopo il 1800 con una superficie di ben 7500 ettari. Sono diffusi in massima parte nella provincia di Catania. La Sicilia infatti è l’unica regione al mondo in cui vengono prodotte arance rosse di elevato standard di qualità. Infatti i tentativi messi in atto da Spagna, Marocco e California di impiantare queste coltivazioni, non hanno dato un risultato di grande rilievo.guida turistica nel Parco Valle dei templi di Agrigento

Produzione e territorio.

Principali zone di produzione: Sicilia orientale e provincia di Catania.

L’arancia rossa di Sicilia ed in particolare quella di Paternò è considerata di qualità superiore alle arance non pigmentate.

Esistono tre qualità di Arance Rosse: Tarocco, Moro e Sanguinello. Le cultivar Tarocco, Moro e Sanguinello producono un succo di colore rosso brillante, con profumo fresco e delicato, ed un gusto dolce ed acidulo.

Il superiore valore biologico delle arance rosse, rispetto alla arance bionde, è da ascrivere all’elevato contenuto di vitamina C, fino a 90 mg/100 ml di succo nel Tarocco. Le Arance Rosse di Sicilia sono coltivate in impianti la cui densità massima di piante è pari a 230- 420 per ettaro, anche se è ammessa una densità di 725 per gli impianti esistenti e di 600-840 per i sesti dinamici. Il distacco dei frutti viene realizzato con l’utilizzo di forbicine di raccolta che operano il taglio del peduncolo. La produzione massima unitaria è fissata in 300 quintali per ettaro (360 per alcuni cloni). L’Arancia Rossa di Sicilia viene immessa al consumo con il logo della IGP apposto su ogni frutto. Per quanto concerne i periodi di raccolta vanno da metà Dicembre a metà Maggio per il Tarocco, da Gennaio a metà Marzo per il Moro mentre per il Sanguinello da metà Marzo ad Aprile.

per saperne di più vai a: coribia.it

Antico Quartiere del Rabato ad Agrigento

TRA LE VIE DEL RABATOParco Valle dei Templi, guida turistica
CORTILI-CHIESE- TRADIZIONI

Akràgas venne fondata nel 581 a.C. da coloni provenienti da Gela nella zona compresa fra il colle di Girgenti, la rupe Atenea, e la Valle dei Templi.

Conquistata dai Romani prese il nome di Agrigentum.   Per tutta l’età repubblicana fu il maggior centro della Sicilia meridionale grazie anche ad un’economia basata sulla produzione cerealicola e vitivinicola, sullo sfruttamento delle miniere di zolfo e sulla raccolta del sale. A partire dal III secolo d.C., la città lentamente comincia a spopolarsi e con la caduta dell’impero romano d’occidente nel 476 d.C. fu brutalmente travolta dalla furia devastatrice dei Barbari, che cessò solamente con l’arrivo dei bizantini nel VI sec. d.C. La popolazione era ormai notevolmente ridotta e concentrata per lo più nella zona del quartiere ellenistico romano.Parco Valle dei Templi, guida turistica

Tuttavia, finchè il Mediteranneo centrale rimase saldamente sotto il controllo bizantino, Agrigentum godette se non di prosperità, quanto meno di sicurezza; ma quando, a partire dalla seconda metà del VII secolo, si fecero più intense le scorrerie dei musulmani stanziatisi in nordafrica, la popolazione si spostò gradualmente a vivere su quella parte della città corrispondente all’antica acropoli sul lato occidentale del colle Girgenti -al riparo dal mare – dando origine ad un
insediamento trogloditico più facilmente difendibile.Parco Valle dei Templi, guida turistica

Le grotte trogloditiche

Oggi è possibile vedere soltanto quello che rimane dell’ l’antico villaggio sorto nella contrada denominata “balatizzo”.

Si trattava di un borgo di case scavate nella roccia, scoperto da Salvatore Bonfiglio nel 1898 e che si estendeva tra l’odierna Via Dante e l’attuale Parco dell’Addolorata ad ovest, fino al quartiere Santa Croce a nord e verso est nell’area ove poi fu costruito, nel ‘300, il convento del Carmine.

Stupisce alquanto il silenzio delle fonti su quella che oggi è una innegabile realtà archeologica: queste grotte, infatti, erano presenti dalla protostoria fino ai secoli dell’alto Medioevo sul colle di Girgenti ed erano ubicate, come indicato puntualmente dalle fonti, “sul lembo occidentale della collina che a mezzogiorno del Rabato discende a picco verso la vallata”.

per saperne di più vai a: agrigentoierieoggi.it

Mitologia dell’Ulivo e i suoi derivati : Grecia I

“…albero
non piantato da mano d’uomo, che da sé ricresce,
terrore delle lance nemiche,Guida turistica nel Parco Archeologico della Valle dei templi
che in questa terra soprattutto germoglia:
il glauco ulivo, che nutre i nostri figli.”
Edipo a Colono, 697-701.


I riferimenti all’Ulivo nella mitologia greca sono tantissimi, e ci vorrà davvero moltissimo lavoro per raccoglierne anche solo la maggior parte, non dico tutti; qui ho cercato di riunire i principali.Guida turistica nel Parco Archeologico della Valle dei templi
Come idea generale si può dire che l’Ulivo in Grecia, come d’altronde era stato fin dalle sue origini mesopotamiche, si presenta come l’albero della civiltà per eccellenza, intanto perché per ottenerne i prodotti dev’essere innestato, curato e i frutti lavorati, e poi perché, come vedremo, ad esso si legano alcune delle più antiche istituzioni sociali e culturali sia di Atene, sia panelleniche.
Il primo ad estrarre l’olio dalle olive fu Aristeo, grande eroe civilizzatore “rurale” che avrebbe  anche insegnato agli uomini a fare il formaggio, raccogliere il miele e tessere la lana; Diodoro Siculo (IV, 81, 1) aggiunge che tutto ciò gl’era stato insegnato dalla Ninfe che l’avevano cresciuto, e questo motivo delle donne selvatiche che, benevolmente, donano preziose conoscenze agli uomini ,è molto diffuso nella mitologia e nel folklore, anche quello, più vicino a noi, dell’arco alpino.
Un importantissimo simbolo religioso era il ramo d’Ulivo ornato di bianche bende di lana chiamato hiketeria: era questo il ramo che il supplice poneva sull’altare, chiedendo la protezione degli Dei, da quel momento  era considerato intoccabile, agire contro di lui significava attirarsi l’ira divina, ed anzi anche il non aiutarlo avrebbe potuto avere conseguenze negative.

se voi saperne di più vai a : il giardino di psiche

“…albero
non piantato da mano d’uomo, che da sé ricresce,
terrore delle lance nemiche,Guida turistica nel Parco Archeologico della Valle dei templi
che in questa terra soprattutto germoglia:
il glauco ulivo, che nutre i nostri figli.”
Edipo a Colono, 697-701.
I riferimenti all’Ulivo nella mitologia greca sono tantissimi, e ci vorrà davvero moltissimo lavoro per raccoglierne anche solo la maggior parte, non dico tutti; qui ho cercato di riunire i principali.
Come idea generale si può dire che l’Ulivo in Grecia, come d’altronde era stato fin dalle sue origini mesopotamiche, si presenta come l’albero della civiltà per eccellenza, intanto perché per ottenerne i prodotti dev’essere innestato, curato e i frutti lavorati, e poi perché, come vedremo, ad esso si legano alcune delle più antiche istituzioni sociali e culturali sia di Atene, sia panelleniche.

L’olio degli dèi nella Valle dei Templi

Guida Turistica, Parco Archeologico Valle dei TempliMonumentali e vetusti, li chiamano “patriarchi della Valle dei Templi” per la loro sobria imponenza. Sono enormi ulivi saraceni, il più vecchio dei quali ha più di 700 anni.

Antichi quasi quanto la civiltà millenaria di cui sono stati muti testimoni, dai frutti di questi alberi secolari si estrae un nettare prezioso, un olio extravergine di straordinaria qualità.

La raccolta e la produzione, a cura dell’Ente parco archeologico e paesaggistico Valle dei Templi, seguono metodi tradizionali. Le olive, ancora verdi perché l’olio conservi un buon sapore fruttato, vengono raccolte a mano, in modo da non danneggiarle, e trasportate nella stessa giornata al frantoio dove sono spremute a freddo con macine di pietra.

per saperne di più vai a: serenaitalian.wordpress.com 

Guida Turistica, Parco Archeologico Valle dei TempliMonumentali e vetusti, li chiamano “patriarchi della Valle dei Templi” per la loro sobria imponenza. Sono enormi ulivi saraceni, il più vecchio dei quali ha più di 700 anni.
Antichi quasi quanto la civiltà millenaria di cui sono stati muti testimoni, dai frutti di questi alberi secolari si estrae un nettare prezioso, un olio extravergine di straordinaria qualità.
La raccolta e la produzione, a cura dell’Ente parco archeologico e paesaggistico Valle dei Templi, seguono metodi tradizionali. Le olive, ancora verdi perché l’olio conservi un buon sapore fruttato, vengono raccolte a mano, in modo da non danneggiarle, e trasportate nella stessa giornata al frantoio dove sono spremute a freddo con macine di pietra.
Guida Turistica, Parco Archeologico Valle dei TempliMonumentali e vetusti, li chiamano “patriarchi della Valle dei Templi” per la loro sobria imponenza. Sono enormi ulivi saraceni, il più vecchio dei quali ha più di 700 anni.
Antichi quasi quanto la civiltà millenaria di cui sono stati muti testimoni, dai frutti di questi alberi secolari si estrae un nettare prezioso, un olio extravergine di straordinaria qualità.
La raccolta e la produzione, a cura dell’Ente parco archeologico e paesaggistico Valle dei Templi, seguono metodi tradizionali. Le olive, ancora verdi perché l’olio conservi un buon sapore fruttato, vengono raccolte a mano, in modo da non danneggiarle, e trasportate nella stessa giornata al frantoio dove sono spremute a freddo con macine di pietra.

La Pasqua a San Biagio Platani con i suoi Archi di Pane

Pasqua a San Biagio Platani AG) 1 aprile – 10 maggio 2018 tradizionale esposizione degli Archi di Pasqua:Guida turistica nel Parco Archeologico della Valle dei templi Agrigento arte, musica, eventi culturali.
La tradizione degli Archi di Pasqua risale alla seconda metà del Seicento, in epoca immediatamente successiva alla fondazione del paese.
Tra tutte le manifestazioni che celebrano la Santa Pasqua, quella che si svolge a San Biagio Platani è sicuramente una delle più suggestive; questo rito che nasce dal culto della Madonna e di Cristo, pone le sue radici nel ‘700 quando ancora il paese non contava mille abitanti.Guida turistica nel Parco Archeologico della Valle dei templi Agrigento

A questa tradizione si deve la nascita delle due confraternite, Madunnara e Signurara, che con tanta passione rinnovano di anno in anno questa meravigliosa manifestazione.

Questa divisione del paese nelle due confraternite è una competizione vivacissima ed appassionante. Si conclude la notte di sabato, quando ciascuna confraternita allestisce la parte del corso che le compete.

Gli Archi di Pasqua sono ufficialmente pronti dalla mattina di Pasqua e rimangono esposti anche nelle settimane seguenti. Le grandiose costruzioni artistiche, di archi, cupole, e campanili vengono poi disposte lungo tutto il corso Umberto.

Dopo quel periodo sarà possibile visitare i pezzi della stagione attuale e di quelle precedenti al Museo degli Archi. La preparazione, che inizia qualche mese prima della Pasqua, richiede una grande quantità di materiale, tutto rigorosamente concesso dalla natura. Quelli più largamente usati sono le canne, il salice, l’asparago, l’alloro, il rosmarino, i cereali, i datteri e il pane, ognuno dei quali è ricco di un alto significato simbolico. La parte più importante è costituita dagli archi centrali, origine storica della manifestazione, sotto i quali la domenica mattina avviene l’incontro tra Gesù risorto e la Madonna.

per saperne di più vai a. siciliani festa.com

di un alto significato simbolico. La parte più importante è costituita dagli archi centrali, origine storica della manifestazione, sotto i quali la domenica mattina avviene l’incontro tra Gesù risorto e la Madonna.